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Verrà
presentato oggi alle
18,30, alla Casa
della cultura di
Milano, il libro
«Un' appropriazione
indebita», edito da
Baldini Castoldi
Dalai. Lo hanno
scritto ventitré
donne: Maria Luisa
Boccia, Beatrice
Busi, Elisabetta
Chelo, Eleonora
Cirant, Anna Maria
Crispino, Roberta
Dameno, Nadia
Filippini, Ida Finzi,
Maddalena Gasparini,
Bianca La Monica,
Lia Lombardi, Maria
Rosaria Marella, Lea
Melandri, Franca
Pizzini, Barbara
Pollastrini,
Giovanna Pons, Anna
Rollier, Chiara
Saraceno, Monica
Soldano, Monica
Toraldo di Francia,
Silvia Vegetti Finzi,
Tiziana Vettor,
Maria Virgilio.
Ventitré donne
contro la legge 40
del 2004, quella
sulla procreazione
assistita. Ventitré
donne che firmano un
libro-manifesto di
protesta verso una
legge che «punisce
le donne, offende il
desiderio di
paternità e di
maternità, umilia la
ricerca e la
deontologia medica,
ostacola la scoperta
di cure per malattie
oggi inguaribili».
Un manifesto che
dice no a chi si
vuole indebitamente
appropriare del
corpo della donna:
«Un' appropriazione
indebita» è il
titolo del volume.
Ma alle spalle di
queste 23 donne,
tutte note
professioniste,
impegnate nel campo
della medicina e
della genetica,
della filosofia e
della sociologia,
della psicologia e
del diritto, ce ne
sono moltissime
altre, meno note o
addirittura
sconosciute come
Paola di Frosinone
che, nel capitolo
firmato da Monica
Soldano presidente
dell' «Associazione
madre provetta»,
scrive: «Diventeremo
un esercito, se non
si farà qualcosa per
modificare una legge
crudele che ci
condannerà per
sempre». Crudele.
Uno dei tanti
aggettivi usati per
definire quanto il
nostro Parlamento ha
votato, nel marzo
scorso, per regolare
il settore della
procreazione
assistita. Mai come
in questo caso si è
fatto ricorso a
espressioni così
negative e a volte
persino fantasiose
per esprimere un
rifiuto che arriva
ormai da più parti e
un' indignazione che
è trasversale e
civile, prima ancora
che politica. Così
l' onorevole
Margherita Boniver
ha appena parlato di
legge-burqa,
riferendosi alla
recente sentenza di
un giudice di
Catania (che ha
respinto la
richiesta di una
coppia, portatrice
di un gene della
talassemia, di
ricorrere alla
diagnosi
pre-impianto per
evitare di avere un
figlio malato) e
sottolineando la
necessità di un
referendum per una
revisione dei suoi
articoli più
«disumani e
ipocriti». Nessuna
definizione sembra
davvero appropriata
«di fronte a un tale
groviglio
inestricabile di
norme
contraddittorie,
quindi ideologiche,
- scrive nel libro
Maria Luisa Boccia,
docente di Filosofia
politica a Siena -
da risultare
inapplicabili oltre
che inconcepibili
per il buon senso e
in più punti
incostituzionali».
«Mostruosa» sul
piano giuridico.
«Antiscientifica»
sul piano medico.
«Questa legge -
sottolinea
Elisabetta Chelo,
ginecologa di Milano
- aspramente
criticata da tutte
le associazioni
scientifiche del
settore, è la più
restrittiva d'
Europa». La legge,
per esempio, obbliga
al prelievo e all'
impianto di tutti e
tre gli ovuli
fecondati, qualora
siano vitali, con un
aumento del rischio
di gravidanze
multiple e di parti
plurigemellari.
Questi ultimi sono
legati a un basso
peso alla nascita
dei neonati e a un'
aumentata
probabilità di
manifestare nel
tempo deficit
neurologici. «Nella
sua ansia di
tutelare l' embrione
- continua
Elisabetta Chelo -
il legislatore ha
perso di vista i
diritti e la dignità
di uomini e donne
sovvertendo quella
priorità che mette
al primo posto la
salvaguardia della
salute della donna e
del nascituro come
peraltro previsto
dall' Organizzazione
Mondiale della
Sanità». Non solo.
La legge proibisce
il ricorso alle
tecniche che
utilizzano gameti di
donatore: saranno
circa 10 mila le
coppie costrette a
recarsi all' estero
o a rivolgersi a un
mercato clandestino
che, data la
relativa semplicità
delle procedure, non
tarderà a
diffondersi a
discapito di tutte
le misure di tutela
della salute delle
donne. Ecco perché
si parla anche di
legge
«discriminatoria».
«Il tam tam è
partito - commenta
Barbara Pollastrini,
deputato Ds -. Le
informazioni sui
centri migliori
passano di mano in
mano tra chi può
permettersi di
volare in Belgio,
Francia, Slovenia.
Per tanti e tante,
invece, la speranza
si è infranta. Chi
rimarrà in Italia
avrà a disposizione
le poche possibilità
circoscritte della
legge. Fecondazione
omologa, comunque a
pagamento e solo per
problemi di
sterilità».
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